Il Prezzo Unico Nazionale dell'energia elettrica è in continua salita questo si traduce in un peso maggiore della bolletta ma è anche sintomo di un'economia in ripresa, ma è davvero così?
Aumento del prezzo dell'energia e situazione economica
Il Prezzo Unico Nazionale dell'energia elettrica è in continua salita questo si traduce in un peso maggiore della bolletta ma è anche sintomo di un'economia in ripresa, ma è davvero così? Per scoprirlo è necessario andare a rivedere i corsi e ricorsi storici che ci ha presentato finora il mercato elettrico e il nesso tra quest’ultimo, l’economia reale e le circostanze politiche nazionali ed europee.
Alcune informazioni introduttive
Gran parte delle offerte a prezzo variabile presenti sul mercato prendono come riferimento il PUN, ossia il Prezzo Unico Nazionale, oppure il prezzo del mercato di maggior tutela che dovrebbe (il condizionale, visti i trascorsi, è d’obbligo) venire abolito nel corso del 2020. Come sappiamo, la spesa finale per il consumatore è data da vari fattori, quali materia prima energia, costi di rete/distribuzione, oneri di sistema e tasse. In questa analisi vogliamo però vedere in particolare l’evoluzione del primo dei fattori citati, la spesa per l’energia, ovvero il costo legato all’acquisto della materia prima (l’elettricità) che dipende appunto dal Prezzo Unico Nazionale (PUN).
Un po' di storia…
Se vogliamo ripercorrere l’andamento del PUN in questi ultimi anni, possiamo fare riferimento alle pubblicazioni del GME (il Gestore dei Mercati Energetici), un ente pubblico che si occupa della gestione del mercato elettrico offrendo garanzia di neutralità e indipendenza rispetto agli attori coinvolti. Di seguito riportiamo i valori medi annuali del PUN registrati dal 2005 al 2017:
Anno PUN in €/MWh
2005 58,59
2006 74,75
2007 70,99
2008 86,99
2009 63,72
2010 64,12
2011 72,23
2012 75,48
2013 62,99
2014 52,08
2015 52,31
2016 42,78
2017 53,95
Fonte: dati del GME
Fino al 2008: gli anni della crescita economica e produttiva
Fino al 2008 il valore del PUN ha avuto un incremento praticamente costante, legato al progressivo aumento dei consumi civili e soprattutto industriali. L'incremento ha seguito il consumo di energia elettrica che in questi anni è stato crescente e successivamente è iniziato a diminuire per la crisi economica.
Dal 2009 al 2016: il crollo dei prezzi
Già dai dati rappresentati in tabella si evince che il crollo del valore del PUN è avvenuto, repentinamente, nel 2009. La ragione principale di questa inversione di rotta del prezzo dell’energia è ovviamente la crisi economica che ha colpito tutto il mondo, Italia compresa, durante il 2008. Dal questo annus horribilis si assiste alla brusca contrazione dei consumi che si è poi inevitabilmente rispecchiata sul prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica. A contribuire al calo del prezzo concorrono però anche fattori endogeni al settore energetico quali il crescente sviluppo della produzione da fonti rinnovabili, che fa sì che ci sia una maggiore disponibilità sul mercato di energia elettrica a costi minori, e la contestuale diminuzione del prezzo del gas sul mercato italiano, fonte primaria di alimentazione delle centrali termoelettriche, che va pertanto ad incidere non poco sul prezzo del prodotto finale, l’elettricità appunto.
Dal 2017: inversione di rotta?
All’inizio del 2017, si è assistito a un forte rialzo del PUN, connesso a:
1) il blocco degli impianti nucleari francesi,
2) la bassa produzione di energia da idroelettrico,
3) un rialzo del prezzo del gas naturale legato alle temperature stagionali.
Dalle cause elencate si nota come gli impatti principali sul prezzo siano frutto di un cambiamento dal punto di vista dell’offerta. Il caso del fermo delle centrali francesi ha infatti determinato un calo importante dell’import di energia (a costo minore) dalla Francia; in alcuni frangenti è stata addirittura l’Italia ad esportare energia oltralpe. Allo stesso modo, la scarsità delle precipitazioni autunnali e invernali del 2016 ha prodotto una riduzione dei volumi di acqua presenti negli invasi alpini e appenninici, con ovvie ripercussioni sulla quantità di energia elettrica prodotta degli impianti idroelettrici. Gli altri fattori che hanno a loro volta prodotto un aumento del prezzo si ritrovano invece nei classici effetti della stagionalità (aumento del prezzo del gas in inverno, crescita della domanda di eletricità in estate per condizionamento). Se andiamo a ripercorrere il 2018, le dinamiche incidenti sul prezzo dell’energia producendone il rialzo sembrano avere, ad oggi, le medesime caratteristiche di quanto visto nel corso del 2017.
Morale della favola?
Anche se apparentemente l’aumento del prezzo dell’energia può far pensare (meglio, sperare) a segnali di ripresa del tessuto economico e produttivo italiano, non abbiamo al momento segnali che ci possano portare a parlare di un “risveglio dell’economia reale”. Probabilmente anzi, anche una vera ripresa economica, che iniziamo ad intravedere e che tutti auspichiamo, non passerà in ogni caso attraverso una incremento della produzione “pesante” (e quindi dei consumi elettrici) in Italia, dal momento che i 10 anni di crisi economica che ci stiamo lasciando alle spalle sembrano aver mutato in maniera indelebile il tessuto industriale italiano e portato a una globale riconversione o eliminazione di parte importante delle sue caratteristiche.