Una bella sferzata di agile non farebbe male a nessuno no? O forse sì? Pro e contro dell'approccio Agile per le aziende energetiche italiane
Arrivo con il portatile, la moleskine, la penna. Mi siedo al tavolo dell’aula formazione e mi trovo davanti Lego, carte, scotch e post-it. Alcuni mie colleghi stanno già “giocando”, ai Lego non si resiste, nemmeno io resisto. Accantono il pc e mi immergo.
Sono ad un Agile Masterclass e già mi piace.
Agile. Parola inflazionata negli ultimi anni, in alcuni casi però, a ragione. Una bella sferzata di agile non farebbe male a nessuno no? O forse sì? La coach ci introduce il metodo SCRUM (letteralmente la “mischia” del rugby, una delle più comuni e mature metodologie agile) a grandi linee, concetti chiave:
Terminata la spiegazione è il momento di metterci alla prova.
Siamo divisi per tavoli e ci caschiamo subito: ci dividiamo naturalmente in squadre e ci manca poco che parta la competizione. Abbiamo lo stesso obiettivo e dobbiamo parlarci e lavorare insieme massimizzando tempo e competenze.
Il secondo sprint va meglio. Al terzo e ultimo sprint abbiamo costruito una città con Lego, post-it, moleskine (a qualcosa son servite!), bicchieri di plastica e scotch. Sorprendente.
All’ultimo sprint sembravamo danzare a ritmo di una musica immaginaria dove nessuno ha pestato i piedi o ha dato gomitate ad altri, tutto questo comunicando efficacemente.
Selfie finale della squadra davanti alla città costruita e debriefing.
A caldo l’aula ha pensato all’unanimità: bello, anzi bellissimo. Pensandoci bene però, forse non per tutto e nemmeno per tutti. Un vero cambio di paradigma.
Molte aziende del mondo utilities mondiale (GE, BP, E-ON), settore da sempre considerato piuttosto tradizionale, hanno già approcciato a questa metodologia con diversi gradi maturità, in particolare in progetti ICT o di digitalizzazione di processi/attività.
Secondo dei case study BCG l’Agile genera benefici su 4 diverse dimensioni:
Certo non è applicabile in processi routinari, dove la stabilità dei requisiti la fa da padrona o dove i costi di rework sono piuttosto alti (per intenderci, non vedremo mai costruire una centrale idroelettrica o un deposito costiero in modalità Agile, ma il progetto e il disegno di un impianto, beh, potrebbe accadere).
Nella pratica però, per quanto necessariamente veloce, ho visto il delinearsi di un modo di lavorare che davvero mette in luce il team più che il singolo, dove la gerarchia nella concezione classica del termine non esiste, dove le caratteristiche vincenti sono l’apertura mentale, lo spirito di squadra e la visione d’insieme. Dritti verso l’obiettivo.
Cosa mi sono portata a casa?
Che, insomma, Agile non è una panacea; la sua applicazione genera il massimo dei vantaggi in condizioni particolari.
Che le competenze soft, ad ogni livello, possono fare sempre più la differenza.
L’impressione che nelle medie e grandi aziende energy, in particolare di matrice italiana (o meno) non sia di così facile ed immediata applicazione, anche solo in un progetto. Però che bello sarebbe.
I Lego, purtroppo no.